Brano: [...]tevano dire gli agrari che, dalla guerra, erano stati invece impoveriti e avevano visto le loro rendite diminuire di anno in anno.
Dopo l’8 settembre si verificò quindi in Toscana un massiccio distacco degli agrari dalla politica di Mussolini, al punto che alcuni grandi proprietari terrieri parteciparono direttamente alla Resistenza. Di queste novità e di queste profonde modificazioni interne alla classe dominante toscana si fece interprete « La Nazione » che, a Resistenza iniziata, tentò di attrarne parte neH'ambito del moderatismo. Sostenitore di questa linea nel quotidiano fiorentino fu il direttore Mirko Giobbe, subentrato a Mazzucconi il 19.10.1934.
« I ribelli non possono e non debbono — scrisse Giobbe — essere considerati tutti alla stessa stregua. Non possono essere presi in blocco e giudicati tutti come degli autentici traditori della patria e condannati senza appello [...] Occórre dare al ribellismo, diciamo così, idealistico, il mezzo di separarsi dal sovversivismo prezzolato [...] e dalla comune delinquenza vestita di falso pa[...]
[...]bentrato a Mazzucconi il 19.10.1934.
« I ribelli non possono e non debbono — scrisse Giobbe — essere considerati tutti alla stessa stregua. Non possono essere presi in blocco e giudicati tutti come degli autentici traditori della patria e condannati senza appello [...] Occórre dare al ribellismo, diciamo così, idealistico, il mezzo di separarsi dal sovversivismo prezzolato [...] e dalla comune delinquenza vestita di falso patriottismo » (cfr. La Nazione 910.4.1944, « I Ribelli »).
I tedeschi e le autorità repubblichine, di fronte al tentativo di gettare un ponte verso la Resistenza, intervennero con durezza. Mezzasoma, ministro della Cultura popolare della repubblica di Salò, impose l’allontanamento di Mirko Giobbe proprio in seguito all’articolo su « I Ribelli », facendo tornare alla cesta del giornale (13.4.1944) Ridolfo Mazzucconi, fascista repubblichino convinto, che ne aggiornò immediatamente la linea politica in ossequio alle direttive di Salò e delle S.S..
II 18.4.1944 Mazzucconi scriveva: « Italiani basta. Chi uccide un fascist[...]
[...] scriveva: « Italiani basta. Chi uccide un fascista uccide un italiano, quindi è nemico dell'Italia. Collaborate invece con chi cerca di riedificare la casa comune e lavorare con coscienza e impegno. Voi . giovani presentatevi alle caserme, non costringete le autorità a dover spargere altro sangue. Cosa temete? Meglio sopportare la disciplina militare che continuare a vivere tappati in casa o addirittura sui monti come i briganti di una volta » {La Nazione, 18.4.1944, «Basta»).
Sotto la direzione Mazzucconi il quotidiano continuò regolarmente a uscire fino al 27.7.1944. Con l’avvicinarsi delle formazioni partigiane e durante !a battaglia di Firenze, che per oltre venti giorni infuriò nella città, il vecchio quotidiano interruppe le pubblicazioni. Al suo
posto uscì La Nazione del Popolo (v.).
Secondo dopoguerra
« La Nazione » tornò nelle edicole il 27.3.1947, con la testata provvisoria La Nazione Italiana e sotto la direzione di Giulio Caprin. A questo succedettero, nel corso degli anni, Sandro Volta e Panfilo Gentile.
Il 23.7.1952 il quotidiano passò di proprietà alla Società Editoriale La Nazione, i cui titolari chiamarono a dirigere il giornale Alfio Russo. A sua volta questi lasciò la direzione nel 1961. Seguirono, come direttori, Enrico Mattei, Domenico Bartoli, Alberto Sensini, Gianfranco Piazzesi.
Bibliografia: V. Castronovo, La stampa italiana dall’unità al fascismo, Bari, 1970; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età fascista, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana dalla Resistenza agli anni 60, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana del neocapitalismo, Bari, 1976; La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze, 1959;[...]
[...]rezione nel 1961. Seguirono, come direttori, Enrico Mattei, Domenico Bartoli, Alberto Sensini, Gianfranco Piazzesi.
Bibliografia: V. Castronovo, La stampa italiana dall’unità al fascismo, Bari, 1970; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età fascista, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana dalla Resistenza agli anni 60, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana del neocapitalismo, Bari, 1976; La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze, 1959; Paolo Emilio Poesio, La Nazione, in « Il Punto Economico », III, 1974; R. Martinelli, I giorni della Chiassa, Arezzo, 1979; L. Vitaeoionna, La costruzione del consenso a favore del fascismo: gli episodi di violenza nella stampa quotidiana, comunicazione al convegno su « Presenza e attività dell'antifascismo a Firenze e Provincia », 58 dicembre 1979, Firenze; P. Murialdi, La stampa italiana del dopoguerra 19431972, Bari, 1973; La Nazione, annate 1902, 1922, 1924, 1936, 1939, 1940, 1943, 1944.
F. Ro.
Nazione del Popolo, La
Quotidiano pubblicato a Firenze dal
1944 al 1947.
Il primo numero de « La Nazione del Popolo» comparve l’11.8.1944, il giorno stesso della liberazione di Firenze (v.), quale organo del Comitato toscano di liberazione nazionale.
« Quando all'alba dell’11 agosto la Martinella diede il segno dell'insurrezione, l'edificio de "La Nazione" fu prontamente occupato da una squadra di partigiani guidata da Bruno, Vitto, Ranuccio, raggiunti presto da Alberto e poi da Carlo accolto a gran voce per le notizie mirabolanti — e ahimè troppo rosee — dei contatti avuti con gli Alleati. Arrivavano intanto i più fidati amici, giornalisti e tipografi, vegliava severo e inesorabile un picchetto di partigiani che aveva il suo da fare a scambiar fucilate coi franchi tiratori di via Ricasoli ». (« La Nazione del Popolo », il 11.8.1945).
Furono chiamati a raccolta i tipografi de « La Nazione » e delle tipografie Ariani e Arte della Stam
pa [...]
[...]" fu prontamente occupato da una squadra di partigiani guidata da Bruno, Vitto, Ranuccio, raggiunti presto da Alberto e poi da Carlo accolto a gran voce per le notizie mirabolanti — e ahimè troppo rosee — dei contatti avuti con gli Alleati. Arrivavano intanto i più fidati amici, giornalisti e tipografi, vegliava severo e inesorabile un picchetto di partigiani che aveva il suo da fare a scambiar fucilate coi franchi tiratori di via Ricasoli ». (« La Nazione del Popolo », il 11.8.1945).
Furono chiamati a raccolta i tipografi de « La Nazione » e delle tipografie Ariani e Arte della Stam
pa per iniziare a mano la composizione del giornale e, quindi, la stampa con macchine piane azionate a braccio, poi con un motore di automobile. Nonostante le difficoltà di ordine tecnico, il foglio potè uscire nella stessa giornata e in doppia edizione, una per l’affissione e l’altra per la normale distribuzione, « per portare una fervida parola d’incitamento ai combattenti, per dare al popolo l’annuncio della liberazione e alle truppe alleate il primo salute*, per far sentire soprattutto che , una nuova vita, la vera vita, la vita della liber[...]
[...]stante le difficoltà di ordine tecnico, il foglio potè uscire nella stessa giornata e in doppia edizione, una per l’affissione e l’altra per la normale distribuzione, « per portare una fervida parola d’incitamento ai combattenti, per dare al popolo l’annuncio della liberazione e alle truppe alleate il primo salute*, per far sentire soprattutto che , una nuova vita, la vera vita, la vita della libertà era finalmente sbocciata anche a Firenze » (« La Nazione del Popolo», 11.8.1945). Indubbiamente con essa nasceva un nuovo giornalismo, che credeva nella libertà e intendeva farsi interprete delle esigenze popolari, tradite e conculcate dal fascismo.
L’articolo di fondo del primo numero così esponeva la linea del nuovo quotidiano: « Mentre ancora fumano le rovine seminate nella nostra città dalla barbarie più orrenda di un nemico imbestialito, esce con i mezzi di fortuna questo foglio per ridare una voce alla nostra città ammutolita nell’assedio interno. Deriva esso il nome dal foglio che da 86 anni è la voce ufficiale del popolo di Firenze: nome[...]
[...]irenze: nome nato nel periodo eroico in cui veniva formata l’Italia, che divenne poi pretesto a violenze, a oppressioni, a imperialismi, infine ad un'atroce religione statale. Oggi dal fango reazionario, conservatore, fascista in cui per troppi anni si è trascinato, il giornale fiorentino risorge come organo del C.T.L.N. che ne ha affidato la redazione a una commissione di uomini nuovi. Risorge come strumento di lotta contro ogni oppressione e « La Nazione », nome che è servito a troppi equivoci, diventa da oggi « La Nazione del Popolo » per affermare anche nel titolo la sua intonazione del tutto nuova. Non più organo a servizio di un partito, ma voce comune dei 5 partiti democratici uniti nel Fronte Nazionale della Libertà; non più strumento a disposizione degli interessi privati, ma voce effettiva del popolo e per il popolo, esempio di come, nell’Italia di domani, possa sussistere una leale collaborazione fra partiti diversi, esempio dì maturità politica che fa onore a Firenze é alla sua tradizione di civiltà ». 1
Il quotidiano era diretto da una commissione del C.T.L.N., secondo cui doveva esprimere la nuov[...]